LA COSA PIÙ TRASCURATA DAL MONDO AVICOLO? LA COMUNICAZIONE DELLE INFORMAZIONI … E QUINDI ANCHE TU CHE LEGGI.

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Per quale motivo un grande numero di persone, forse anche tu che leggi, crede che gli allevamenti avicoli siano luoghi dove si consumano atrocità nei confronti dei polli?

Semplice.

Perché sono molte le persone, forse anche tu che leggi, che anziché da precise informazioni provenienti dal comparto avicolo, sono più spesso raggiunte da dichiarazioni e allarmi di ambientalisti e animalisti che trasmettono in modo efficace “informazioni” che informazioni non sono. Allarmi e dichiarazioni ben confezionate e abilmente manipolate in grado di smontare e depotenziare qualunque artificio creativo, campagne pubblicitarie o strategie commerciali messe invece in campo dagli operatori del settore avicolo “solo per vendere il prodotto finito”.

Ma in un contesto così carico di allarmismi, è un grave errore comunicare solo “per vendere la parte finale del lavoro” di una filiera che è molto più articolata e attenta di come può essere descritta da un 30 secondi.

Il comportamento silenzioso del comparto avicolo assume le caratteristiche di una grave miopia, soprattutto se si considera che le stesse persone che vanno al supermercato sono anche oggetto di efficaci, pur se irresponsabili e manipolate, campagne di demonizzazione.

Chi sono io per dirlo? Semplicemente una persona che si occupa di comunicazione e che esercita lo spirito critico di cui è dotata. Una persona che essendo, come tutti, raggiunta dalle dichiarazioni allarmistiche riguardanti un settore da cui attingo per la mia alimentazione, ha deciso di informarsi e di andare in profondità.

E non posso evitare di segnalare che pur volendolo, e quindi impegnandomi, ci ho comunque messo un po’ per riuscire a raccogliere informazioni attendibili, comprensibili e di una qualche serietà e profondità. Perché ci sono, ma sono in luoghi che pochi conoscono perché, appunto, non sono oggetto di divulgazione sistematica.

La fatica di trovarne che siano capaci di chiarire i punti critici denunciati da certe associazioni, mi ha consentito tuttavia di capire molti dei motivi per cui le affermazioni di quelle organizzazioni stiano prendendo sempre più piede.

Ma è stato un sollievo scoprire che la filiera avicola moderna è totalmente diversa, quasi maniacalmente attenta e responsabile, rispetto a quanto descritto dai suoi detrattori.

Al punto che c’è davvero da chiedersi perché la filiera stessa non si dia da fare coralmente per mostrare di sé quello che è in realtà: attenta e mai sazia di dar luogo a miglioramenti in termini di benessere animale.

La domanda non ha una risposta razionale se non la constatazione che il sistema non ama parlare di sé in senso informativo. Un comportamento che per anni ha lasciato campo libero a coloro che, in relativamente poco tempo, hanno costruito castelli di inesattezze strumentali veicolandoli con e su mezzi efficaci …

Le aziende della filiera sono invece ancora fossilizzate nella costante produzione di spot oggettivamente banali e siti che non approfondiscono per nulla gli argomenti che invece farebbero cambiare opinione a coloro che oggi (e sono tanti) vedono come il demonio gli allevatori di polli.

Ci sono certo anche le eccezioni negative, ma sono eccezioni appunto che non appartengono alle filiere ufficiali, e sono tra l’altro quelle prese di mira dalle associazioni che ne parlano facendole sembrare la norma.

Gli allevatori e chi li rappresenta, a dire il vero, da qualche tempo fanno qualche timida iniziativa di comunicazione che suona però come tiepida risposta alle accuse ricevute, senza curare e sviluppare invece una sistematica narrazione a prescindere dai detrattori.

E non sarebbe certo una soluzione efficace ricorrere al sostegno di personaggi noti, notoriamente abituati a dire qualunque cosa a pagamento che, proprio per questa consolidata e risaputa abitudine a vendersi, aumenterebbero solo il sentimento di diffidenza.

Né tantomeno può risultar di una qualche reale utilità sorvolare e continuare a diffondere ridondanti ricette per gustare uova e polli …

Basterebbe invece un po’ di autorevolezza, perché i moderni allevamenti avicoli, nella loro semplicità di fondo, sono fra i sistemi di cui il genere umano si avvale per disporre di un’alimentazione di alto valore nutritivo ma a basso costo.

Ed è certamente un modello “naturale”, nel senso che le attenzioni e la ricerca che si sviluppano al suo interno tutelano il benessere, la selezione, la cura e la naturalità dello sviluppo degli animali che alimentano, direttamente e indirettamente, una larga parte della popolazione mondiale.

La qualità del lavoro e della ricerca in questo ambito, come accennato non ha tuttavia pari corrispondenza con la qualità della comunicazione delle informazioni che lo dovrebbe accompagnare per illustrarne i percorsi e le finalità.

Oggi non basta più un bollino, o qualche ammiccante dichiarazione BIO, per diffondere una conoscenza capace di conquistare la fiducia  delle persone su come funziona il settore avicolo.

Non serve neppure essere suggestivi, perché nei fatti l’operato del comparto è attraversato da una quantità di studi e attenzioni che, anche solo semplicemente illustrandoli, stupirebbero positivamente non solo il cliente finale della filiera, ma soprattutto i detrattori di professione che, da anni, operano invece per creare ansia, disgusto e timori verso gli avicoltori.

Senza andare neppure troppo lontano potrebbe bastare anche solo leggere il lungo elenco di attenzioni e obblighi previsti dalle ASL per garantire preventivamente il benessere animale nel settore avicolo:

http://www.ausl.fe.it/azienda/dipartimenti/sanita-pubblica/servizio-veterinario/u-o-d-igiene-allevamenti-e-produzioni-zootecniche-area-c/controllo-ufficiale-del-benessere-animale-in-allevamento-avicolo

Il documento cui porta il link qui sopra è tuttavia un documento di base cui tutti devono aderire. Ma il comparto da molto tempo va ben oltre queste indicazioni e, di sua sponte, anche semplicemente per l’interesse a proteggere il proprio “business”, procede costantemente a studiare come migliorare il soggiorno del pollame negli allevamenti.

Certo sarebbe sciocco non considerare che comunque l’allevamento è propedeutico a produrre alimenti per milioni di persone. Ciononostante dal primo all’ultimo giorno di vita il pulcino, che è destinato a diventare pollo, gode di attenzioni che andrebbero raccontate e illustrate bene. Qualcosa ho già cercato di descriverlo nell’articolo che trovate a questo link:

https://www.esempidaimitare.com/nutriamoci/2019/07/18/forse-non-tutti-sanno-che-la-sostenibilita-nel-mondo-avicolo-ha-dei-video-che-la-dimostrano/

Sul piano scientifico, ricerca e sviluppo dell’avicoltura hanno raggiunto quindi un grado di attenzione al benessere animale (e di conseguenza al benessere dell’intera filiera che porta alimenti fino alle nostre tavole) difficile da riscontrare in altri settori. E l’Italia, va detto che è un Paese particolarmente all’avanguardia.

Il pollo e le uova di gallina sono soluzioni difficilmente sostituibili in termini di velocità di approvvigionamento, continuità, semplicità e sicurezza sanitaria totalmente tracciabile e verificabile … caratteristiche che  rispondono perfettamente all’esigenza sempre più forte di cibo sano, economico e con elevate qualità nutrizionali, legata anche alla crescita demografica mondiale.

La filiera avicola dovrebbe perciò affrontare e prevenire con “orgoglio documentato” la sfiducia e le idee sbagliate che l’opinione pubblica ha in merito ai sistemi di allevamento avicolo. Una ricerca condotta da Poultry World in Finlandia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito mostra infatti quanto il pubblico creda erroneamente che i moderni metodi di produzione animale possano violare i concetti fondamentali del benessere animale, come quello del diritto di poter esprimere i comportamenti naturali.

La ricerca, condotta come parte di un progetto più ampio, ha rivelato anche le preoccupazioni che i consumatori hanno sull’uso degli antibiotici nella produzione avicola (e suinicola), oltre al fatto che desiderano conoscere meglio il modo in cui il cibo che mangiano è stato prodotto.

È ovvio quindi che sia necessaria e utile una migliore comprensione del modo in cui i consumatori approcciano i sistemi alimentari.

Adeguare la comunicazione del comparto a queste richieste “del mercato” contribuirebbe a migliorare la considerazione e la fiducia del pubblico verso tutta la catena alimentare … e forse anche tu che leggi.

 Pietro Greppi

Ethical advisor

info@ad-just.it

 

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