GABBIE NEL SETTORE AVICOLO: SAPPIAMO DI COSA SI TRATTA?

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A luglio del 2021 -lo riportano Slow Food e CIWF- il Parlamento europeo con 558 voti favorevoli, 37 contrari e 85 astensioni adotta a larga maggioranza una risoluzione per l’eliminazione graduale dell’uso di gabbie negli allevamenti europei, indicando nel 2027 la possibile data per la loro messa al bando.

Le organizzazioni come CIWF e simili, agiscono per far modificare i metodi di allevamento delle galline ovaiole, di quelle cioè che producono le uova “da cucina”.

L’intervento degli animalisti in realtà agisce da acceleratore dei processi migliorativi del benessere animale che sono comunque avviati da tempo dagli allevatori i quali operano sempre in funzione del fatto che un animale in perfetta salute produce meglio ed è una garanzia di salute anche per il consumatore.  Agli allevatori conviene avere animali sani e trattati bene e questo li porta ad avere particolari attenzioni a tutela della salute degli animali che allevano.

Fino a 5 anni fa la maggioranza degli allevamenti era attrezzato con gabbie non arricchite (vedi foto sotto), ma oggi il comparto ha già proceduto ad un notevole miglioramento a favore del benessere animale.

Allevamento di ovaiole in gabbia destinato ad essere sostituito da sistemi “aperti”

Va detto che, decenni fa, ai pionieri dei primi allevamenti destinati a rispondere alla domanda di migliaia di persone, le gabbie erano sembrate la soluzione più pratica per garantire la raccolta delle uova. Il concetto di benessere animale era diverso e meno raffinato da come viene inteso oggi. Usando la gabbia si pensava più ad agevolare la raccolta delle uova e meno a cosa questo comportava per l’animale. Nel tempo, infatti, anche gli stessi allevatori si sono accorti che lasciare alla gallina maggiori libertà di muoversi, consente di disporre di un animale più forte e addirittura più produttivo. Le attenzioni si sono quindi rivolte a rendere più efficiente e pratico il sistema di raccolta delle uova lasciando molta più libertà di movimento e di socialità all’animale.

Sistema di raccolta delle uova automatizzato

La situazione di oggi (2021), per gli allevamenti delle ovaiole, è la seguente (i dati riguardano gli allevamenti rintracciabili e verificabili. C’è da sapere infatti che un allevamento che conta meno di 500 animali non è soggetto a controlli):

  • 35% sono ospitate in gabbie arricchite costituite da un nido protetto, una zona per il razzolamento, trespoli, aree per grattare becco e zampe, …
  • 45% sono ospitate in voliere, che sono strutture a vari piani aperti e comunicanti dove gli animali sono liberi di scendere a terra e razzolare, pur confinati in un capannone
  • 15% sono ospitate in allevamenti a terra. Sono comunque capannoni chiusi, con lettiere di trucioli, posatoio e nidi collettivi
  • Un altro 2-3% sono allevate come indicato nel precedente punto, ma hanno anche l’accesso all’esterno

Il comparto avicolo prevede un veloce azzeramento delle gabbie (quindi da 35% a 0%) e la loro trasformazione in voliere.

Ogni ridimensionamento portato dall’evoluzione degli allevamenti comporta costi elevati per gli allevatori. Il settore ha margini molto bassi per riuscire a sostenersi e offrire al contempo uova (e carne) a prezzi sostenibili per il consumatore. Per fare un esempio pratico, le nuove formule di alloggiamento per le ovaiole portano ad un incremento dei costi dal 30 al 100% e nella stessa proporzione aumenta ovviamente anche il consumo di suolo. La conseguenza di questi interventi è che le uova indicate come provenienti da un tipo di allevamento “a terra o all’aperto …” per il consumatore sono ovviamente più care di altre.

Tuttavia il valore e l’utilità nutrizionale di un uovo vale enormemente più di una tazza di caffè al bar… eppure la tazzina di caffè la paghiamo più di 4 o 6 uova (a seconda del tipo) senza porci tante domande. Ha senso? No!

Le cose da spiegare nel dettaglio sono ancora tante e mi riservo di elencarle nei prossimi articoli. Per ora ritengo sufficientemente utile offrire una panoramica visiva dei diversi metodi di allevamento attualmente in uso per le ovaiole, iniziando col dire che ogni metodo è dichiarato obbligatoriamente sul guscio di ogni uovo con un codice “parlante” tra i cui caratteri c’è un numero che identifica i sistemi di allevamento delle ovaiole:

  • 0 = indica allevamento da agricoltura biologica.
  • 1 = indica allevamento all’aperto. I ricoveri hanno posatoi, nidi e lettiere e le galline sono libere di uscire all’aperto durante il giorno. …
  • 2 = indica allevamento a terra. …
  • 3 = indica allevamento in gabbia o batteria
Come si legge un uovo

Come si legge un uovo è approfondito a questo indirizzo: https://www.esempidaimitare.com/nutriamoci/2019/06/27/luovo-e-trasparente/

Vediamo ora, una per una, le immagini dei diversi allestimenti esistenti partendo da quello in via di “estinzione”:

La Gabbia o batteria (codice 3 stampato sull’uovo)

Si tratta di un allestimento destinato a definitiva “estinzione”.

È in fase di completamento il radicale adeguamento in open-space di tutti gli allevamenti, dove le ovaiole si muovono libere accedendo ai nidi distribuiti nell’allevamento per consentire la naturale deposizione delle uova come illustrato nelle immagini successive

Allevamenti a terra (codice 2 stampato sull’uovo):

In questi allevamenti le galline sono libere di muoversi, ma non possono uscire all’esterno.

Di questo tipo di allevamenti esistono due allestimenti diversi:

A – voliere

B – posatoi + nido

  • A – Qui sotto l’immagine di una voliera

  • B – Qui sotto vediamo  due immagini di un allevamento con posatoio + nido dove si nota che il piano di calpestio delle galline è pensato per evitare il contatto con le deiezioni

Allevamenti all’aperto (codice 1 stampato sull’uovo)

Sono capannoni come quelli le cui uova sono codificate con il codice 2 (allevamento a terra), ma con accesso all’esterno tramite USCIOLI – (vedi sotto):

 

Qui sotto possiamo vedere un capannone con voliera e uscioli:

 

Allevamenti bio (codice 0 stampato sull’uovo)

Sono come gli allevamenti le cui uova riportano il codice 1 (all’aperto), ma con animali alimentati con mangimi bio.

Questo articolo è stato ripreso e approfondito anche su Il Fatto Alimentare a questo link:

Galline ovaiole: un panorama sui diversi sistemi di allevamento, dal biologico alle gabbie

 

Per approfondimenti sui vari temi riguardanti l’avicoltura: https://www.esempidaimitare.com/nutriamoci/

Sempre a disposizione.

Pietro Greppi – ethical advisor – info@ad-just.it

 

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