La mia risposta a Elisa Bianco (responsabile per l’Italia del Settore alimentare del Ciwf (Compassion in World Farming)

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Di seguito la mia risposta alla risposta di Elisa Bianco in relazione al mio articolo su: https://ilfattoalimentare.it/lettore-valorizza-standard-allevamenti-polli-europei-ciwf.html

Gentile Elisa Bianco,
come promesso consegno a queste righe un riscontro a quello con cui lei ha gentilmente risposto alla mia ricerca (in forma di lettera) pubblicata in sintesi da “Il Fatto alimentare” ed in modo esteso sul mio personale blog tematico.

Mi piacerebbe poter essere sintetico, ma il tema e le sue risposte mi impongono di dedicarle più spazio e tuttavia ancora troppo poco. Ma mi dichiaro comunque disponibile ad un confronto pubblico o privato (faccia lei) per approfondire le reciproche posizioni e soprattutto le informazioni. Spero che lei sia altrettanto disponibile.

Per ora la invito soprattutto a considerare i miei scritti come una trasmissione di contenuti e di riflessioni professionali e, per questo, privi di quelle interferenze emotive che sono spesso causa di alterazioni della realtà.

Anche se non sono un allevatore (cosa che mi mette sul suo stesso piano di autorevolezza) sono però un professionista della comunicazione che segue e si informa senza pregiudizi sul “settore avicolo professionale” e ciò mi consente di avere una certa attendibilità rispetto a quella di chi non riesce a separare le emotività (spesso irrazionali) dalle questioni scientifiche e pratiche.

Laddove la sua organizzazione sceglie di illustrare, legittimamente, temi ideali, io verifico l’orientamento delle attività del settore osservando e rilevando attenzioni che la sua organizzazione costantemente (e presumo volontariamente) decide di ignorare e/o di strumentalizzare.
Ogni qualvolta la sua organizzazione solleva un problema io personalmente mi addentro nella disamina delle scelte fatte dal settore avicolo che agisce in sostanza per nutrire il pianeta attraverso l’allevamento e la cura di animali, tramite i quali si provvede in tutto il mondo a generare nutrimento di qualità.

Il pollame è diventato la principale fonte di carne e il suo contributo all’alimentazione umana è in aumento. “Il pollame è la specie animale domestica più diffusa al mondo. (FAO, 2016)”. Ciò deriva dal fatto che l’essere umano sceglie sempre più di mangiare carne di pollo. E lo fa in tutto il modo nonostante le lobby fortemente organizzate in particolare contro la produzione di pollame da carne e uova, e le critiche contro il settore spesso basate su informazioni obsolete.

Van fatte con chiarezza alcune premesse:

• le questioni che sollevano organizzazioni come quella da lei rappresentata, riguardano animali che “esistono” unicamente per “nostra volontà”. Se non avessimo la necessità di attingere dalla natura per il sostentamento alimentare di miliardi di persone, non esisterebbero né coltivazioni, né allevamenti.

• Il sistema degli allevamenti protetti nasce e si sviluppa adeguandosi alle caratteristiche dell’animale selezionato per la riproduzione e non viceversa.

• Gli allevatori seri lavorano comunque per due scopi: fornire cibo sano, ricavare un profitto equo dal loro lavoro. Questi due obiettivi sono strettamente e inevitabilmente collegati. Per ambire ad ottenere un profitto da un allevamento è necessario che l’allevatore rispetti decine di regole e attenzioni rivolte alla tutela della salute dell’animale che altrimenti, se si ammalasse o non fosse sano non potrebbe essere venduto.

Tuttavia ora concentrerò le mie osservazioni sulle sue (in azzurro), rilevando che non mi risulta che la sua organizzazione abbia mai cercato di investire anche su un solo allevamento condotto secondo i vostri ideali che tuttavia ritenete sostenibili e validi.

Risponderò ora punto per punto a quanto lei mi scrive:

Il benessere è fortemente influenzato dalla possibilità per gli animali di vivere esperienze soddisfacenti (come interagire positivamente con i propri simili ed esprimere i propri comportamenti naturali) e di non essere condizionati da fattori emozionali negativi come stress e paura, frequenti negli allevamenti intensivi dove gli animali spesso competono per l’accesso al cibo e hanno difficoltà a fuggire da soggetti aggressivi.

– I sistemi di allevamento avicolo moderni hanno progressivamente creato condizioni ottimali per la crescita sana e senza stress degli animali. Tra queste condizioni ottimali basti pensare a quelle più evidenti: l’animale non deve faticare per cercare cibo e acqua che gli vengono forniti abbondanti, sicuri, controllati e ben distribuiti nell’area di allevamento per cui non esiste alcuna competizione per raggiungere il cibo.
– La natura dell’allevamento ha eliminato lo stress che derivava dalla necessità di difendersi dai predatori.
– La struttura dell’allevamento è di fatto un riparo in senso lato che quindi l’animale non deve cercare di trovare.
– L’aggressività derivante da spirito competitivo si sviluppa nell’animale dopo circa 100/105 giorni. I polli da carne vengono allevati per 55 o 84 giorni a seconda della velocità di crescita della razza presa in considerazione.

Riguardo alle galline ovaiole si permette ancora l’allevamento in gabbia, nonostante le restrizioni di movimento legate al confinamento siano in palese conflitto con il benessere di questi animali.

– Il tema delle gabbie è pretestuoso perché la sostituzione con altri sistemi è un’attività iniziata da anni e che si completerà nel 2026 per il fatto che la sostituzione totale viene attivata gradualmente in quanto i costi di adeguamento sono tutti a carico degli allevatori che stanno provvedendo e sono anche a buon punto.

• Il comparto avicolo è fortemente dipendente dalle coltivazioni di soia per la produzione di mangimi, una delle cause principali di deforestazione.

– la soia è solo uno degli ingredienti del mangime (circa il 20%). Definire che questo implichi una forte dipendenza è quantomeno azzardato.

• Gli allevamenti protetti rappresentano l’ambiente ideale per la diffusione di malattie infettive su larga scala e fungono da ‘ponte epidemiologico’ tra la fauna selvatica e le infezioni umane.

– Gli allevamenti protetti evitano in ogni modo possibile che si creino malattie, soprattutto quelle trasmissibili dalla fauna selvatica che è la prima causa di epidemie, insieme a fattori accidentali che derivano comunque dalla contaminazione con germi e batteri introdotti per disattenzioni di chi vi opera. Motivo per cui gli allevamenti più tutelati dai rischi sono quelli che non prevedono le uscite all’aperto. Se un qualsiasi animale che si ammala (incluso l’uomo) è messo in presenza di altri è evidente che aumenta la possibilità di contagio. È lo stesso motivo per cui un bambino che si ammala vine curato e si evita di portarlo a contatto con altri in famiglia o a scuola. Se è vero che animali (incluso l’uomo) che hanno una vita “rustica” possono aver più anticorpi naturali di quelli che vivono in ambienti “protetti”, è anche vero che proprio per questo gli allevamenti protetti sono protetti.

• prediligere prodotti da allevamenti più rispettosi degli animali, delle persone e del pianeta

– gli allevamenti professionali sono tutti rispettosi degli animali, delle persone e del pianeta. Lo dicono i dati, i manuali di gestione delle aziende, i ricercatori, i veterinari indipendenti, la storia … di tutti gli “avicoli” allevati solo il 3% non arriva a fine ciclo. 60 anni fa questa percentuale era almeno 10 volte superiore. I 15 milioni di animali abbattuti agli inizi del 2022 per mantenere il controllo dell’epidemia avvenuta in Italia, sono poca cosa se rapportati alla produzione annuale avicola italiana (15 milioni sono meno del 2% del totale in Italia). Le epidemie del passato, negli allevamenti rurali spesso arrivavano ad uccidere tutti gli animali allevati.

• se lo spazio non è sufficiente o gli animali sono frustrati dall’impossibilità di esprimere i propri comportamenti naturali.

– quali sono i comportamenti naturali impediti dall’allevamento? Vogliamo tener conto che si tratta comunque di animali destinati alla mensa umana e che tuttavia sono gli animali allevati meglio curati e gestiti di ogni altro animale allevato per quello scopo? Vogliamo parlare di come vivono gli animali domestici costretti in spazi innaturali per loro, nutriti in modo spropositato, addobbati secondo le mode, tagliuzzati per questioni estetiche dettate dai loro padroni o per impedire che si riproducano se non quando si ritiene appartengano ad un pedigree degno di attenzione per poterli riprodurre?

Suggerisco anche la lettura di un mio articolo a questo link:
https://www.esempidaimitare.com/nutriamoci/2022/03/23/linformazione-sul-mondo-avicolo-cerchiamo-di-fare-un-po-di-chiarezza/

A questo link troverà un esempio di come in Danimarca il sistema avicolo stia reagendo alle critiche:
https://www.carnisostenibili.it/telecamere-in-allevamento-la-verita-da-torto-agli-animalisti/

La aspetto volentieri per un confronto.

Pietro Greppi +39 3351380769 – info@ad-just.it
Ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis

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