Cosa cerca di fare il CIWF?

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Ecco la segnalazione di una delle tante attività di CIWF (riconosciuta come la maggiore organizzazione non governativa internazionale per il benessere degli animali da allevamento) che da anni si schiera con molta energia contro gli allevamenti intensivi…

Quelli che CIWF combatte definendoli intensivi sono però gli stessi allevamenti che chi non ha pregiudizi definisce “protetti”, termine meno suggestivo e tuttavia più chiaro in quanto gli animali che vi vengono allevati ricevono attenzioni al fine di salvaguardare il loro benessere.

Ma è bene smascherare le numerose strumentalizzazioni e fake di cui il settore avicolo è oggetto da tempo.

Cosa pubblica CIWF? Ecco di seguito un link ad una loro campagna:

https://www.ciwf.it/news/2022/11/fine-corsa-per-lallevamento-intensivo-al-via-la-nuova-campagna?utm_campaign=factoryfarming&utm_source=email-enews&utm_medium=email

lo metto volentieri in evidenza perché consente di far riflettere su quali siano le inesattezze, le superficialità e le argomentazioni strumentali che CIWF utilizza nei confronti di chi poco sa della natura e della funzione degli allevamenti Protetti.

Se avete letto il testo cui vi porta il link faccio subito notare i punti più studiati per colpire le emozioni delle persone:

  • CIWF indice un sondaggio internazionale su base volontaria, sviluppato da un istituto che non ha competenza specifica sul tema e che produce una serie di domande preorientate cui rispondono evidentemente quasi esclusivamente persone informate da CIWF con i contenuti di CIWF.
  • La petizione chiede una firma su un tema vago e pretende di essere considerato una soluzione ad un presunto problema a cui non sottopone l’eventuale soluzione (che per CIWF è chiudere gli allevamenti protetti)
  • CIWF si avvale del supporto favorevole di “celebrità” che sono certo libere di avere un pensiero ma le cui competenze e consapevolezze non sono di alcuna rilevanza scientifica
  • CIWF sottolinea le attività, di sostegno ai propri intenti, fatte da vari manifestanti in alcune città. Nello specifico i manifestanti criticano l’impatto sul clima. Intento certo meritorio, ma condotto su presupposti non attendibili. A sostegno di questa osservazione riporto qui sotto i grafici dei dati forniti da IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change https://www.ipcc.ch/ ) organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici, secondo il quale il primo inquinatore è il settore energetico/elettrico (1° grafico) e l’agricoltura (tutta l’agricoltura, intesa nel suo complesso e non solo l’allevamento) si colloca al secondo posto.

Se però spalmiamo l’inquinamento energetico sui vari settori produttivi in base ai loro consumi, la situazione cambia e si arriva al 2° grafico:

  • CIWF afferma poi che gli allevamenti hanno le ore contate, quando la realtà è che per quanto riguarda il settore avicolo gli allevamenti sono in espansione in tutto il mondo per via del loro importante supporto alle esigenze mondiali di alimenti sani, nutritivi e facilmente accessibili.
  • CIWF afferma che gli allevamenti protetti (che loro definiscono intensivi) sono fra le principali cause della perdita di fauna selvatica, affermazione che non ha alcuna relazione con l’esistenza degli allevamenti.
  • CIWF afferma che le persone contattate dal loro sondaggio “non si lasciano convincere dall’industria” che gli allevamenti “intensivi” siano necessari per sfamare il mondo. Affermazione non corroborata da proposte di alternative concrete e sostenibili.
  • CIWF punta il dito sugli interessi economici di chi alleva che, a loro dire, non si cura dell’impatto sul clima, della salute umana e del benessere animale. Come se l’allevamento fosse un luogo pensato appositamente da interessi autolesionisti.

 

Ovviamente resto disponibile per rispondere a tutti… anche alle associazioni.

info@ad-just.it

 

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