ABBIAMO QUALCOSA IN COMUNE CON I POLLI: IL FASTIDIO PER LE MOSCHE E L’ESIGENZA DI ABITARE LUOGHI SANI.

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Quando le mosche che ci ronzano intorno, ci stressano e non riusciamo a restare rilassati e a fare bene quello in cui siamo impegnati.  Beh! Per i polli è la stessa cosa.

Lo confermano i dati delle ricerche e i risultati  registrati dagli allevatori sulla qualità del benessere animale. Le mosche danno fastidio anche ai polli al punto che anche loro si stressano.

Quindi, sempre a proposito della cura del benessere animale, una delle mille attenzioni che un allevatore deve avere per i polli negli allevamenti, anche per un suo interesse commerciale, è quello di risolvere il problema delle mosche.

Perché un pertugio da cui entrare questi insetti lo trovano sempre e il problema non è tanto il ronzio quanto il fatto che potrebbero portare infezioni e, mentre noi umani abbiamo piastrine, spray e repellenti di ogni tipo, negli allevamenti le soluzioni devono essere molto attente a mantenere elevata la qualità dell’aria, dell’acqua, del mangime, della lettiera e di tutte le superfici dell’ambiente in cui vengono allevati i polli.

Gli allevatori, a dispetto di quanto dice qualche detrattore, si devono occupare del benessere degli animali che allevano, e lo fanno costantemente anche in relazione a questo “problema”. E per risolverlo senza arrecare danni alla salute dei polli allevati, ricorrono ai risultati delle ricerche specialistiche di alcune aziende che si occupano proprio di ovviare a questo problema, che potrebbe essere sottovalutato quando invece è molto più grande di una mosca.

Le temperature e l’umidità mantenute costanti degli allevamenti sono paradossalmente funzionali al benessere dei polli, ma  contemporaneamente costituiscono un ambiente favorevole anche allo sviluppo delle larve delle mosche che raggiungono la loro maturazione  in due settimane dalla deposizione.

La mosca è particolarmente famelica e veloce e sfrutta la presenza di sostanze organiche  fresche e umide per deporre le sue uova. Ora la mosca è un trasmettitore di virus e batteri anche nel mondo degli umani, ma nel settore avicolo la loro presenza è necessario venga combattuta tutelando la salute dei polli per tutelare di conseguenza quella del consumatore finale e la qualità della produzione degli allevamenti.

La presenza di mosche oltre a mettere a rischio la salute degli animali, provoca in loro anche reazioni da tenere sotto controllo. Per esempio, se particolarmente disturbati e stressati i polli tendono a produrre escrementi più frequentemente del normale creando potenzialmente migliori condizioni per la deposizione e lo sviluppo delle larve delle mosche.

La ricerca curata dalle aziende specializzate nella prevenzione dello sviluppo delle mosche negli allevamenti si è orientata verso l’area più sensibile del ciclo vitale dell’insetto: le larve.

Ed e su queste che agiscono alcuni inibitori che vengono mescolati al materiale con cui si preparano le lettiere. Perché le mosche adulte sono solo la punta dell’iceberg: la gran parte della popolazione infatti resta nascosta nell’ambiente sotto forma di uova, larve e pupe.

Mettere in evidenza questo genere di attenzioni che hanno gli allevatori, dovrebbe da sola convincere i loro detrattori a desistere dal criticare l’allevamento in sé.

Ma non bastasse vale allora la pena sottolineare ed elencare anche solo una parte della quantità di attenzioni di pulizia che un allevatore deve avere per garantire che gli animali allevati possano tradursi in “fatturato”.

Ecco allora un elenco delle attività previste dal buon allevatore per provvedere a rendere l’ambiente che accoglie gli animali in un “ALLEVAMENTO PROTETTO”, termine con cui sarebbe ormai opportuno sostituire il più diffuso e disorientante termine di “Allevamento intensivo”:

Pianificazione: l’esito delle attività di pulizia dell’ambiente di “allevamento protetto” dipende dalla realizzazione -nei tempi dovuti- di tutte le operazioni. Il tempo dedicato alle pulizie è opportuno sia anche l’occasione per effettuare i lavori di manutenzione ordinaria.

Pulizia dei locali: i locali vanno puliti e disinfettati fino al punto che tutti i potenziali agenti patogeni degli animali e quelli potenzialmente portati dall’uomo siano rimossi, ed il numero di batteri, virus e parassiti che rimangono tra un ciclo e l’altro, sia ridotto al minimo.

Controllo degli insetti: ogni genere di insetti va eliminato prima che riesca a nascondersi tra le strutture in legno o altro materiale.

Rimozione della polvere: polvere, detriti e ragnatele devono essere rimossi dalle alette dei ventilatori, dalle travi, dalle tende delle finestre nei capannoni aperti, dai davanzali e dalle parti in muratura. I migliori risultati si ottengono utilizzando spazzole e soffiatori in modo che tutta la polvere cada sulla lettiera prima che questa venga rimossa e sostituita.

Spray preliminare: va utilizzata una soluzione detergente su tutte le superfici interne del capannone: dal soffitto al pavimento. Questo per abbattere la polvere prima che la lettiera e le attrezzature siano rimosse. Nei capannoni aperti i tendoni delle finestre devono essere prima chiusi.

 Attrezzature: tutte le attrezzature e gli accessori (abbeveratoi, mangiatoie,  recinzioni,  ecc.)  devono  essere rimossi dal capannone e spostati nelle piazzole di cemento esterne. Le mangiatoie automatiche e gli abbeveratoi a goccia devono essere sollevati durante le operazioni di pulizia. Tutte le riparazioni e le manutenzioni devono essere completate prima di pulire e disinfettare.

Rimozione della lettiera: tutta la lettiera ed i detriti vanno rimossi dai capannoni e posizionati su rimorchi e cassoni portati nei capannoni. Una volta riempiti e coperti con un telo per evitare lo spargimento di materiale all’esterno, le ruote dei mezzi devono essere spazzolate e disinfettate prima di uscire dai capannoni.

Smaltimento della lettiera: la lettiera non deve essere conservata in azienda o sparsa nelle sue vicinanze, ma spostata e smaltita ad almeno 3-4 km. in accordo con i regolamenti delle Autorità locali in uno dei seguenti modi:

  • sparsa su terreno coltivabile che deve essere arato entro una settimana
  • interrata in discariche, cave o buche autorizzate
  • ammucchiata e fatta fermentare per almeno un mese prima di essere sparsa su terreni per pascolo
  • incenerita
  • bruciata come bio-combustibile.

Lavaggio: prima che inizi il lavaggio del capannone per l’“ALLEVAMENTO PROTETTO” verificare che l’elettricità sia stata tolta da tutto il capannone per evitare rischi di scariche elettriche operando sull’interruttore generale che va bloccato con un lucchetto.

Per rimuovere lo sporco e i detriti rimanenti nel capannone e sulle attrezzature è necessario utilizzare un’idropulitrice con detergente schiumogeno. Sono disponibili sul mercato diversi detergenti di tipo industriale ed è importante seguire sempre le istruzioni del produttore.

Il detergente utilizzato deve essere compatibile con il disinfettante che sarà irrorato nel passaggio successivo. Dopo l’aspersione del detergente, il capannone e le attrezzature devono essere risciacquati con acqua fresca e pulita utilizzando ancora un’idropulitrice a pressione.

Va utilizzata acqua calda per questa pulizia e l’eccesso  di acqua sul pavimento deve essere rimosso con spazzoloni tergipavimento (lame con bordo in gomma).

Le acque reflue devono essere smaltite correttamente per evitare possibili ricontaminazioni del capannone. Anche tutte le attrezzature rimosse devono essere deterse, lavate e risciacquate.

Le attrezzature pulite devono essere successivamente coperte.

 

All’interno del capannone di unALLEVAMENTO PROTETTO

deve essere posta particolare attenzione ai cassonetti dei ventilatori e, in particolare, agli alberi dei ventilatori, ai ventilatori, alle griglie dei ventilatori, alle aree sopra le travi, ai davanzali, alle tubature dell’acqua, alle mangiatoie. Per essere sicuri che tutti i punti di difficile accesso siano stati lavati, vanno utilizzati ponteggi portatili e torce elettriche.

Anche le aree esterne ai capannoni di unALLEVAMENTO PROTETTO

devono essere lavate, con particolare attenzione alle prese d’aria, alle grondaie e alle piazzole in cemento (in particolare nelle zone di entrata ed uscita degli animali dal capannone). Nei capannoni aperti i tendoni devono essere lavati sia internamente che esternamente.

Tutto quello che non può essere lavato (ad es. plastica, cartone) deve essere distrutto. Alla fine delle operazioni di lavaggio, non deve rimanere sporco, polvere, detriti o lettiera. Il lavaggio eseguito correttamente richiede tempo ed attenzione ai particolari, fra cui è di particolare rilevanza e importanza curare la pulizia dei locali e del vestiario del personale.

Chiudo questo lungo articolo sottolineando l’ormai sopraggiunta necessità di suggerire agli allevatori, ai tecnici e a tutta la filiera avicola di impegnarsi affinché venga adottata una nuova e più corretta definizione degli allevamenti industriali che ancora oggi vengono definiti “allevamenti intensivi”.

È infatti molto più opportuno, corretto, sostenibile e aderente alla realtà dei fatti  il termine  “ALLEVAMENTO PROTETTO”.

Per accelerare la diffusione dell’adozione di questo termine suggerirei che a metterlo in atto fossero gli operatori della GDO chiedendone l’utilizzo e l’applicazione nella comunicazione commerciale e in quella “in store” rivolta al pubblico.

Pietro Greppi

Ethical advisor

info@ad-just.it

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